mercoledì 26 gennaio 2011

Per non dimenticare




Image and video hosting by TinyPic



Per non dimenticare
Il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio del 2011 celebriamo per l’undicesima volta, è stato istituito per non dimenticare la Shoah e le altre vittime dei crimini nazisti, monito affinchè quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo.

"Shoah" è un termine ebraico che significa "annientamento", "sterminio".
L'espressione Shoah si riferisce al periodo che intercorre fra il 30 Gennaio 1933, quando Hitler divenne Cancelliere della Germania, e l'8 Maggio 1945, la fine della guerra in Europa: in questo periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia razziale nei confronti non solo degli ebrei. Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi, membri dell'intellighentia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, delinquenti abituali o persone definite "anti sociali", come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. La maggior parte delle persone soppresse passarono per i campi di sterminio, che erano campi di concentramento con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica.


Per non dimenticare
L'orrore dei campi di concentramento


Miei cari genitori...addio

Lettera scritta da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow.


Miei cari genitori,

se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…

Dal diario di Anna Frank


Mai sarà possibile cancellare l'orrore e il dolore di quel luogo chiamato Konzentrationlager. Lì si conoscono le cose più dure che l'immaginazione possa concepire: la fatica disumana delle marce nel gelo, sotto la pioggia, gli appelli di giorno e di notte, la sete, la fame, il terrore delle punizioni...


«Voglio continuare a vivere dopo la mia morte! Perciò sono grata a Dio che mi ha fatto nascere con quest'attitudine a evolvermi e a scrivere per esprimere tutto ciò che è in me... lo devo, io devo, io devo...» Il desiderio di Anna era talmente forte che si è avverato oltre la morte: è una scrittrice famosa. L'Editrice «Contact» di Amsterdam, nel 1947, per l'intervento di Otto Frank e dei suoi amici, pubblica il «diario» Retrocasa e forse ignora il vero valore della singolare testimonianza tanto più rara perché scritta da una adolescente.Ora il «Diario» è conosciuto in tutti i paesi: è stato tradotto in ogni lingua, persino in arabo e in cinese! Si può dire senza esagerare che milioni di persone si commuovono ancora alla storia della sua famiglia, al calvario degli ebrei, raccolgono e fanno proprio il messaggio di pace e di umanità di Anna. Otto Frank si stabilisce definitivamente ad Amsterdam e opera instancabilmente perché le sofferenze della guerra e la spietata persecuzione degli ebrei non siano dimenticate. Ha l'assicurazione dalla città che, nel piano regolatore della ricostruzione l'annesso, cioè l'alloggio segreto, sarà intenzionalmente rispettato a testimonianza della pietosa vicenda. Così l'edificio di Prinzengracht 263 completamente restaurato diventa la «Fondazione Anna Frank», un centro di attività dirette ai giovani, perché operino nel mondo a favore della pace e del progresso, come sognava Anna. Nel 1956 Frank accosta personalità di molti paesi e si adopera perché nel Centro si mettano le premesse alla costituzione di un «superstato» neutrale dove in caso di guerra possano trovare salvezza i minori del mondo di qualunque razza o nazione. «L'alloggio segreto» oggi è ancora come al tempo in cui Anna vi scriveva il diario. Scale e scalette riportano nelle vecchie stanze in penombra, con i grossi mobili d'ufficio e tappeti sbiaditi. Là dentro ritorna una grande emozione. Scompaiono le altre figure: si rimane soltanto con lei. E al di sopra di tutto, dell'ultima immagine del tragico agosto, del Lager, del suo sacrificio, rimane lo sguardo profondo di una ragazzina cresciuta al dolore, che ci insegna l'amore alla vita.

Image and video hosting by TinyPic

E per non dimenticare
l'Italia onora anche il ricordo dei Giusti

I Giusti, non possono ammettere l'ingiustizia. E' per amor loro che dio non distrugge il mondo. Nessuno sa chi sono, e meno che meno lo sanno loro stessi. Ma sanno riconoscere le sofferenze degli altri e se le prendono sulle spalle.

Esiste un luogo a Gerusalemme, sul monte delle Rimembranze, che prende il nome di "Parco dei Giusti", dove migliaia di piante ricordano i nomi di tutti coloro che aiutarono gli ebrei durante gli anni dell'Olocausto.

Don Francesco Repetto


Tra coloro che si adoperarono per contrastare lo sterminio degli ebrei attuato da Hitler un ruolo fondamentale venne svolto da Don Francesco Repetto. Giovane sacerdote, segretario del Cardinale di Genova, Pietro Boetto, egli si adoperò enormemente per nascondere e difendere, alloggiandoli presso conventi e privati, sia gli ebrei genovesi che quelli profughi giunti in città dagli altri paesi d’Europa; fino a fornire loro documenti falsi e ad organizzare la fuga verso la Svizzera. Collaborò attivamente anche con la DELASEM (DELEGAZIONE ASSISTENZA EMIGRATI EBREI) e strinse un profondo legame di amicizia con il rabbino capo di Genova.

La sua attività di aiuto agli ebrei lo fece diventare ben presto un ricercato dai tedeschi, e per questo motivo egli dovette trascorrere l’ultimo periodo della guerra da clandestino, sotto falso nome.

Nel 1982 Don Francesco Repetto fu riconosciuto “giusto tra i giusti” dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme. E’ importante sottolineare poi, che nessuna delle persone aiutate dal sacerdote italiano fu mai invitata da lui a convertirsi al cattolicesimo.


Il nostro pensiero va anche a tanti altri..."Giusti"
Oskar Schindler

Georg Calmeyer

Dimitar Peshev

Giorgio Perlasca

Anton Shmid

Isabel von Maltzan

Raoul Wallemberg

Simon Wiesenthal

Per non dimenticare

Nessun commento:

Posta un commento