Azur e Asmar è una fiaba sulla scoperta della propria identità culturale. Ambientata in un tempo lontano dal nostro, ci porta a riflettere sulle diversità di due culture e sul confronto tra esse per una possibile integrazione . I due protagonisti da bambini crescono rapportandosi in modo spontaneo tra di loro, in un legame giocato tra armonia e naturale contrasto fraterno. Solo in seguito vengono divisi dalle disuguaglianze sociali, fino a ritrovarsi adolescenti accomunati dallo stesso sogno legato a un racconto mitico narrato dalla nutrice durante la loro serena infanzia. Insieme i due fratelli affrontano le prove con coraggio e solidarietà: nel momento del bisogno, infatti, prevale sempre l’amicizia, entrambi si salvano solo grazie all’aiuto dell’altro. Azur e Asmar , come in tutte le fiabe, hanno bisogno di alcuni aiutanti: Rospù, il saggio, la nutrice e la principessina. . Sono loro a permettere di superare il disagio, provocato da una condizione di diversità: Asmar da bambino in qualità di servo e Azur da adolescente quando viene emarginato, per superstizione, a causa dei suoi occhi azzurri. Noi stessi ci sentiamo diversi ed esclusi in quanto non capiamo la lingua araba che è appositamente lasciata senza sottotitoli. L’integrazione si realizza attraverso la condivisione dell’esperienza e la rinuncia al ruolo di vincitore, così la vera conquista diventa la realizzazione di sé attraverso lo scambio con l’altro.
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